Francesco Cera

 

 

 

Il pregevole organo conservato nella chiesa parrocchiale di Santa Barbara a Salento fu costruito nel 1798, come riporta un’iscrizione rinvenuta sul crivello che sostiene le canne interne (“Sala di Gioi 1798”) e attribuito con ogni probabilità all’organaro Silverio Carelli. Un’ulteriore iscrizione sul crivello “A.D. 1836 Giuseppe Passaro” attesta un restauro. Silverio Carelli fu un insigne artigiano costruttore di organi nella seconda metà del Settecento, con sede a Vallo della Lucania. Apprese l’arte dal padre Leonardo Carelli, che a sua volta fu a bottega da Zaccaria Pinto, autore nel 1733 dell’organo di Sant’Eustachio a Gioi. La prolifica attività di Silverio Carelli si estese con decine di organi a tutto il Cilento – da Postiglione a Vibonati – a Eboli, in Irpinia, a Ischia e a Napoli, con due monumentali strumenti in San Domenico e in San Giacomo degli Spagnoli. L’organo della Cattedrale di San Pantaleone a Vallo della Lucania, del 1783, è il più imponente tra quelli da lui costruiti nel Cilento.

Gli organi di Silverio Carelli si distinguono per la fattura assai accurata delle canne e di tutta la parte meccanica. Le casse degli organi Carelli sono caratterizzate da una modanatura movimentata ed elegante, che imprime un senso di movimento anche alle canne di facciata, con l’ardita andatura “a esse” delle campate laterali. Le tastiere sono sempre decorate ad intarsio, mentre la sonorità piuttosto forte e piena indulge ad una particolare dolcezza, rispetto ad altri costruttori napoletani, specialmente nel registro del Principale che presenta bocche abbastanza alte.

L’organo di Salento ha subito un restauro nel 2000 da parte di Roberto Esposito di Fuscaldo (CZ), lavoro che purtroppo ha lasciato lo strumento con seri problemi di efficienza, di accordatura e alcune pesanti manomissioni, particolarmente al registro dei Contrabbassi. Nel 2019 l’organo è stato affidato, con l’approvazione della Soprintendenza, all’organaro Giuseppe Fontana di Altavilla Silentina (SA) per un recupero di perfetta efficienza che ha ristabilito un’ottimale tenuta del somiere, l’accordatura inequabile (identica a quella originale rinvenuta sull’organo di Celle di Bulgheria), il riordino corretto delle canne del ripieno e il ripristino dell’originale sequenza delle note dei Contrabbassi. L’intonazione delle canne aveva fortunatamente conservato le caratteristiche d’origine riscontrate in altri strumenti carelliani, come pure è stata ripristinata la pressione del vento più idonea, e l’azionamento manuale dei mantici originali di Carelli (i pesi originali erano andati dispersi).

La cassa dall’elegante disegno ha subito negli anni cinquanta del Novecento l’asportazione dell’originale cromia a tempera, tuttavia conserva l’autentica fine meccatura degli intagli.

Facciata in tre campate dal Sol1; campata centrale di profilo convesso, campate laterali con andamento serpentinato tipico di Carelli. Labbri superiori a mitria, andamento delle bocche rettilineo. Somiere a tiro.

Una tastiera di 45 tasti con estensione Do1-Do5 con prima ottava corta; tasti diatonici ricoperti in bosso con frontalini a chiocciola e tasti cromatici intarsiati.

Pedaliera a leggio con estensione Do1-Do2, ottava corta.

Tiranti dei registri su tavola, pomelli in bronzo.

 

Principale      8’                      Voce Umana (da do3)

Ottava                                     Principale secondo 8’ (da do#2)

Quintadecima                       Flauto in duodecima 2 2/3’ (da Do1)

XIX

XXII

XXVI

XXIX

Tiratutti (dall’Ottava)

 

I Contrabbassi sono azionati dai primi 9 tasti della tastiera; suonano 8’ da Do1 a Mi1 e 16’ da Fa1 a Do2. È possibile escluderli tramite un pomello aggiunto nel restauro del 2000.

Due mantici a cuneo originali. Pressione del vento: 64 mm. Elettroventilatore

Diapason: la3 a 415 hz a 20°.

Temperamento inequabile con quattro terze maggiori pure su fa, do, re e sol

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